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il dio Marte

 

UN PRECURSORE QUATTROCENTESCO DELL'ASTROLOGIA UMANISTICA: MARSILIO FICINO

di Lucia Denarosi

 

Gli scritti di Marsilio Ficino rivelano un costante dialogo con l'astrologia. Non solo la famosa per quanto inedita Disputatio contra iudicium astrologorum del 1477, ma specialmente il De vita del 1489, il De Sole (1493), e ancor di piu' le epistole, contengono numerosi riferimenti, commenti e giudizi sull'astrologia nelle sue varie forme: genetliaca, astrologia predittiva, astrologia medica; riferimenti che a taluni studiosi del grande filosofo sono apparsi contraddittori, in bilico fra la negazione della validita' di tale arte che a certi e' sembrato senz'altro di poter leggere nella Disputatio, e il ricorso costante e ininterrotto a tecniche astrologiche, testimoniato specialmente dalla corrispondenza. Gia' Ornella Pompeo Faracovi, curatrice degli Scritti sull'astrologia di Ficino[1], ha messo in luce come la posizione del filosofo non sia quella "dell'alternativa tra accettazione e rifiuto" ma piuttosto della "discussione e del confronto fra diverse interpretazioni, e utilizzazioni, dell'astrologia".[2]

Fra i vari punti di vista da cui puo' essere riguardato l'intero complesso di questa discussione[3], cio' che piu' attrae la nostra attenzione e' la componente psicologica della lettura ficiniana dell'astrologia, che ne fa un vero e proprio precursore della moderna astrologia umanistica. Essa si pone come strettamente conseguente alla sua filosofia dell'Essere, modello su cui d'altra parte si fonda gran parte della cultura occidentale moderna. Una sintesi di teorie neoplatoniche e pensiero cristiano, che genialmente rifonda in un'ideale continuita' culturale la filosofia degli antichi con i precetti della fede cristiana. Cardini di questo pensiero sono: l'unita' dell'universo, inteso come organismo e sistema ordinato in cui tutti gli esseri "non vivono [...] di vita propria, ma della vita stessa del tutto, che hanno in comune col corpo del mondo"[4]; l'ordine gerarchico della catena degli esseri, secondo una scala graduata in cui tutte le cose hanno un determinato rapporto di vicinanza o distanza fra loro, nonche' di reciproca affinita' e corrispondenza: "Dall'altezza di ciascuna stella (per parlare come i Platonici) giu' fino alle bassure estreme pende la serie delle cose che le e' propria"[5]; la centralita' dell'anima rispetto a questo sistema, termine intermedio "che collega gli estremi del mondo e che nella sua sola esistenza fa manifesta l'unita' intima dell'essere". [6] In questa visione di un universo in cui "tutto si tiene" in ideali catene di forme che vanno dalla perfezione dell'archetipo divino giu' giu' fino ai corpi piu' impuri, trova uno speciale spazio il concetto di simbolo. Il simbolo e' principale indicatore nella filosofia di Ficino della connessione nascosta fra le membra apparentemente separate del mondo. Se infatti, come afferma il filosofo, gli esseri sono legati da un rapporto di corrispondenza e affinita' all'archetipo da cui originano, il simbolo non e' altro che "un oggetto reale", il quale, "in virtu' d'una eguaglianza di essenza indica un altro oggetto reale". [7]

Questa teoria del simbolo viene applicata coerentemente dal Ficino all'astrologia: in virtu' di una somiglianza di essenza, l'astro simboleggia corrispondenti "complessioni" umane, e puo' essere visto, nei suoi rapporti con gli altri astri e nella posizione occupata nelle case, come segno di precise funzioni della psiche umana:

I corpi celesti non sono da cercare in alcun luogo esterno a noi: il cielo, infatti, e' tutto dentro di noi, che abbiamo in noi il vigore del fuoco, e origine celeste. Prima di tutto la Luna: che cos'altro significa in noi, se non il continuo movimento del corpo e dell'anima? Marte, poi, indica la prontezza; Saturno, invece, la lentezza. Il Sole significa Dio, Giove la legge, Mercurio la ragione, Venere l'umanita' (humanitas) [8].

Cosi', ad esempio, parlando del suo proprio oroscopo natale, Ficino insiste a piu' riprese sulla dominante saturnina, che infonde al suo carattere una venatura "melanconica" [9] e che, assieme al Sole e Mercurio in 9ª casa, esprime la sua naturale inclinazione verso gli studi filosofici classici:

Ti chiedi (vedo) che cosa sto facendo. Faccio cio' che gia' facevo, mio Valori. Sempre (non so per quale destino) in rapporto alle rivoluzioni dello stesso astro. Come sai, il mio significatore, per non dire la mia guida, fu fin dall'inizio Saturno, ascendente in Aquario. Per questo mi occupo perennemente di questioni saturnie e antiche. Quando l'astro torno' per la prima volta in Aquario, ho interpretato, sotto il grande Cosimo, l'antica opera di Platone. Ora Saturno e' di nuovo tornato in Aquario, e io ritorno allo stesso tema, e di nuovo interpreto Platone, dopo il Plotino di Lorenzo. [10]


Ficino tiene tuttavia a specificare che Saturno non determina la sua natura e vocazione, bensi', coerentemente alla sua lettura dell'astrologia (e del mondo) come sistema di simboli, la 'significa'. Ecco come replica a Giovanni Pannonio, che in una lettera di contenuti avversi all'operazione di recupero dei filosofi classici operata da Ficino, aveva asserito che la disposizione dei pianeti nel tema natale del filosofo avesse per cosi' dire 'necessitato' una simile impresa culturale:

Quanto al fatto che tu, volendo riferire al fato le ragioni di questa nostra opera, hai accennato al mio tema natale, non nego che in questa figura Saturno, ascendente in Aquario, il Sole e Mercurio nella nona casa, gli aspetti degli altri pianeti alla nona casa, indichino un uomo che rinnova le cose antiche; nego pero' che ne siano la causa. [11]

Questa visione non causativa bensi' pienamente simbolica del rapporto fra astri e uomo, e' certamente recuperata dalla lettura di Platone e di Plotino, secondo i quali gli astri, se potevano influire sui corpi e sulla materia, non avevano tuttavia alcun potere sull'intelletto e dunque sulla volonta' umani. Per i filosofi platonici, l'uomo, elevandosi verso le regioni dello Spirito e superando i limiti dell'esperienza corporale e terrena, poteva trascendere il Destino.Da tale primato del libero arbitrio umano rispetto alla Necessita' inscritta nel mondo della materia, Ficino prendera' l'abbrivio per la Disputatio contra iudicium astrologorum, una confutazione puntuale e perfino puntigliosa dell'astrologia fatalistica di origine araba, la cosiddetta "astrologia giudiziaria". A questo proposito proprio l'incipit della Disputatio contiene affermazioni di straordinaria attualita'.

Quanti affermano che ogni singolo evento accade necessariamente, per effetto delle stelle, si avvolgono, e avvolgono la massa, in tre errori rovinosi. A Dio sommo e onnipotente sottraggono, per quanto e' in loro, la provvidenza e l'assoluta sovranita' dell'universo. Agli angeli tolgono la giustizia: a loro giudizio, infatti, essi fanno muovere i corpi celesti in modo tale che da quei movimenti derivino tutti i misfatti degli uomini; ai buoni tocchi il male, ai cattivi il bene. Agli uomini, che secondo loro sono sbattuti qua e la', non diversamente dagli animali, strappano la liberta', e li privano della quiete. Se promettono qualcosa di buono - cio' che di solito fanno raramente, e in forma assai oscura -, gli astrologi lo avviluppano fra grandissime difficolta'. Di conseguenza, non ci giova affatto che talvolta, seppur assai di rado e con grandissima fatica, ci preannuncino un bene futuro, facendoci tornare a casa vanitosi, superbi e negligenti. Se per caso qualcosa andra' nel senso delle loro promesse, il piacere a lungo atteso sara' meno gradito. Se invece minacciano qualche male, cio' che avviene molto piu' spesso,noi anticipiamo eventi che accadranno molto piu' tardi, o non accadranno affatto; infelici, ce li raffiguriamo in anticipo, e soffriamo nel raffigurarceli. Alla fine, se il fatoe' inevitabile, prevederlo e predirlo e' inutile; se invece lo si puo' in qualche misura evitare, la difesa, che gli astrologi fanno della necessita' del fato, e' falsa". [12]

Colpisce, in queste parole, assieme alla difesa del libero arbitrio individuale, l'attenzione non comune per l'epoca agli effetti psicologici della predizione. In primis la forza condizionante della divinazione sulla nostra mente, che si "raffigura" in anticipo l'evento materializzandolo: proprio perche' nell'impianto gnoseologico ficiniano l'intelletto si unisce realmente agli oggetti pensati in virtu' della propria potenza immaginativa, esso puo' cadere nell'errore di rendere reale cio' che e' soltanto un'immagine, una fantasia, "anticipando eventi che accadranno molto piu' tardi, o non accadranno affatto". L'immaginazione ha insomma il potere di creare la realta', concetto, inutile sottolinearlo, caro a piu' di una scuola psicologica moderna [13]. Vi e' poi da considerare l'esercizio distorto del potere da parte dell'astrologo che, illudendo il consultante di essere depositario del suo destino, lo lega a se', instaurando una forma perniciosa di ricatto emotivo e di dipendenza; e infine la deresponsabilizzazione, la "negligenza", in cui cade la persona destinataria della predizione, la quale si assoggetta passivamente ad adempiere qualcosa di gia' scritto, rinunciando a farsi carico positivamente della propria vita. Altrove, nella lettera a Bindaccio da Ricasole, Ficino si sofferma a lungo sul peccato di hubris che sottende alla predizione e sulle conseguenze nefaste non solo per i destinatari della divinazione, ma anche per l'astrologo medesimo:

Voi ogni giorno Amatiss. Bindaccio considerate la dispositione e i quotidiani corsi e gli aspetti de i pianeti: la qual cosa io per certo appruovo, ma se mai a quella astrologia vi metterete, per la quale in vano i giuditii del futuro si promettono, quello non lo lodero', perche' colui che io piu' d'ogn'altro ho caro e amico desidero che sia piu' d'ogn'altro felice. E noi pur sapiamo, che tutti quelli che a predire il futuro troppo curiosamente sono solleciti, sono o diventano di tutti piu' infortunati. De la quale avversita' le cagioni, o manifeste o occulte esser pensiamo. Le cause manifeste sono che per uno infinito et al tutto incerto studio de le cose future, sempre tutte le cose loro sono questi tali a sprezzare sforzati; e spesse volte ne le promesse del fato troppo confidati overo da le sue minaccie impauriti, secondo il parer loro necessarie, niente in quel tempo operano, perche' tutti dal fato pendono. E le cagioni occulte di tal cosa penso che siano [...] forse anchora che coloro che le cose a venire audacemente anticipano, le quali il celeste padre in potesta' sua pose, a se stessi insolentemente quello che e' di Iddio usurpano. Con questi adunque Giove sdegnato, quelli a guisa de i superbi giganti con saette percuote. [...] [14]

Non stupisce percio' che il filosofo, chiamato a pronunciarsi da Zenobio Romano su un tema natale, rifiuti di stabilire qualsivoglia pronostico con queste parole:

Benche' io hora appresso di me quelli istrumenti non habbia, con gli quali le cose celesti particolarmente e apponto esaminare, e giudicar si sogliano, non dimeno per dire al presente qualche cosa cosi' a la grossa di quello che mi domandate, Vi dico che quella figura del cielo non troppo mi piace, ne la quale Marte sia nel mezzo del cielo, Saturno la sesta occupi, Giove sia dal Sole infiammato troppo, e la Luna in quadrato riguardi il Sole. Ma a me non piace predire mali, ne' e' conveniente troppo a queste cose credere. Percioche' essendo spesso ne le cose a noi vicinissime e che ogni giorno vediamo il nostro giudizio fallace, certo e' che ne le lontanissime e' fallacissimo; massime che da molte altre cagioni, oltre a le stelle le cose nostre dependano; come de la genitura, dal nutrimento, dal luogo, da l'educatione, dal consiglio, e da la sorte. Il che per questo e' manifestamente chiaro, che anchora quelle cose che in un medesimo momento sono seminate, e nascono, non dimeno, tra loro, di spetie, di genere, di numero, di qualita', di fortuna, e di esito assaissimo sono differenti. [15]

In realta', questa rivendicazione della liberta' dell'individuo di fronte al potere condizionante dei pianeti (e di chi pretende di conoscerne i futuri disegni), si spinge nelle successive opere filosofiche di Ficino ancora oltre rispetto alle teorie platoniche e neoplatoniche. Nello stabilire il potere d'intervento dell'uomo sul proprio destino, specialmente nel De vita, Ficino sviluppa una filosofia magica che deriva dalla posizione centrale che nel suo intero sistema di pensiero occupa l'anima e della conseguente piena e speciale dignita' che spetta all'uomo nel grande edificio dell'universo.

L'anima umana e' infatti veicolo del dialogo e - cio' che e' piu' straordinario nella filosofia del Ficino - della reciproca attrazione fra la sfera dei corpi e le Idee divine: principio di amore universale, nodo e "copula" del mondo, essa, tramite il pensiero e il suo libero movimento, tiene assieme, unisce l'essere intelligibile e quello sensibile, il divino e il terreno [16]. In questo dialogo, l'anima dell'uomo puo' scegliere tramite l'esercizio della volonta', se avvicinarsi in alto verso le perfezioni dell'Idea originaria, ovvero indugiare nelle regioni imperfette delle materia, ma mai, in nessun caso puo' essere sottoposta ad alcuna coercizione. Meno che mai tale coercizione puo' essere prodotta da parte di altri corpi (gli astri), che le sono inferiori nella scala graduata dell'Essere. Vero principio del libero arbitrio individuale, l'anima muove e non e' mossa. Tuttavia, per quanto eccellente, essa e' pur sempre elemento del grande organismo universale, e percio' si trova in un rapporto di affinita', di corrispondenza possiamo dire finalmente 'sincronica' con altri elementi: In verita' le doti singolari degli individui, che spesso in alcuni sono tanto mirabili quanto sogliono esserlo nelle specie [leggasi: nelle Idee], [l'anima] le fornisce in modo simile per mezzo delle ragioni seminali, non tanto sotto l'assistenza delle forme e delle figure celesti, quanto in base alla posizione delle stelle e alla momentanea condizione dei moti e degli aspetti dei pianeti [...] [17]

Quando un'anima scende a dar vita ad un corpo, lo fa dunque, nella filosofia ficiniana, a partire da un'Idea, un archetipo vitale o un seme: quella medesima Idea si trova rispecchiata nella disposizione che nello stesso momento gli astri occupano nella volta celeste. Il tema natale e' dunque un evento sincronico, un disegno che mantiene un'affinita' d'essenza rispetto a quella speciale anima che in quell'istante scende a dar vita e forma a un corpo. e' per questo che a piu' riprese il Ficino insiste sull'importanza di individuare per ognuno il vero 'significatore', la dominante del proprio tema natale, il "demone" che piu' di ogni altra cosa e' rivelatore di quel seme originario da cui ha preso forma - e significato - la propria vita:

In verita' proprio per questo soprattutto sei fatto dalla natura, per quello che, fin dai tuoi piu' teneri anni fai, parli, immagini, desideri, sogni, imiti; per quello che tenti piu' frequentemente, che piu' felicemente compi, in cui fai grandissimi progressi, di cui soprattutto ti diletti, che trascuri o abbandoni malvolentieri. Questo e' certamente cio' per cui il cielo e il reggitore del cielo ti hanno generato. Sosterra' dunque cio' che avrai intrapreso e sara' favorevole alla tua vita finche' tu seguirai gli auspici del signore della tua genitura, soprattutto se e' vera quella dottrina platonica, in cui si trova d'accordo tutta l'antichita', che per ciascun uomo che nasce c'e', destinato proprio dalla sua stella, un de'mone custode della sua vita, che lo aiuta proprio nel compito cui i celesti l'hanno destinato alla nascita. Pertanto, chiunque cerchera' di conoscere il suo ingegno attraverso gli indizi che abbiamo detto ora, trovera' qual e' la sua attivita' naturale e avra' trovato al tempo stesso la sua stella e il suo de'mone. E seguendo i loro disegni operera' con buona fortuna e vivra' felicemente, altrimenti e sperimentera' una fortuna avversa e sentira' il cielo nemico. [18]

Conoscere "l'ingegno" del proprio pianeta-guida, significa accostarsi per Ficino al "disegno" di Dio, all'Idea da cui ha preso origine la nostra vita: potremmo dire usando un linguaggio che ci appartiene, al progetto del proprio Se'. Ne' deve apparire in contraddizione al concetto di libero arbitrio la chiusa di questa citazione "E seguendo i loro disegni operera' con buona fortuna e vivra' felicemente, altrimenti e sperimentera' una fortuna avversa e sentira' il cielo nemico". La liberta' dell'individuo non consiste infatti nel 'ribellarsi' o contrastare il disegno del cielo, ma nel cercare di conoscerlo, nel portare luce la' dove c'e' ombra, per assomigliare quanto piu' possibile a se stesso, ritrovare la propria matrice, la propria intrinseca verita'.

Proprio come sostiene Liz Greene: Un'interpretazione troppo superficiale del destino e del libero arbitrio - destino e' cio' che sono 'destinato' a fare, mentre libero arbitrio e' cio' che 'scelgo' io stesso di fare - ci rende impossibile vedere il sottile paradosso per cui questi due opposti sono un'unica e medesima cosa. [...] La carta natale e' un seme o un progetto di tutto cio' che potenzialmente appartiene alla personalita' di un uomo - se questi e' pianamente maturo e conscio. e' una mappa stradale nel senso piu' vero, perche' scopo dello studio non e''vincere' le 'influenze' dei pianeti, ma piuttosto dare spazio nella propria vita all'espressione di quelle qualita' e tendenze di cui la carta e' simbolo. Soltanto allora l'individuo puo' accostarsi al piano originale per lo sviluppo della sua vita cosi' com'e' 'concepito' dal Se' - perche' dobbiamo infine supporre uno sviluppo intelligente e significativo. [19]

Diventare "consci" del proprio progetto, "conoscere" e assecondare quella che e' la nostra "attivita' naturale" - come afferma Ficino - o le nostre "qualita' e tendenze" - per dirla con la Greene - ci impedisce di costruire con le nostre stesse mani la nostra infelicita', correndo verso situazioni che non ci appartengono, vivendo vite che non sono le nostre e che proprio per questo ci fanno sentire "il cielo nemico" [20]. Nessun uomo e' piu' sfortunato - secondo Ficino - di chi vive una vita contraria al proprio genio: eppure il mondo e' pieno di persone che hanno abdicato al loro temperamento naturale, sviluppando funzioni meno confacenti alla propria natura e che dunque tradiscono il significato stesso della loro esistenza. A questi, Ficino raccomanda non solo di investigare il cielo natale, alla ricerca dell'immagine di quel seme che non riescono a far fiorire nelle loro vite, ma, in modo sorprendentemente antesignano di una psicologia del profondo, di ritornare all'infanzia, di riandare al momento in cui i condizionamenti esterni non avevano ancora sviato l'anima dal suo naturale tragitto. E se nel percorso che conduce all'individuazione Jung suggeriva "di essere cio' che siete sempre stati", di recuperare la propria verita' originaria, Ficino consiglia di attenersi a "quello che, fin dai tuoi piu' teneri anni fai, parli, immagini, desideri, sogni, imiti; [...] quello che tenti piu' frequentemente, che piu' felicemente compi, in cui fai grandissimi progressi, di cui soprattutto ti diletti, che trascuri o abbandoni malvolentieri".

In questo compito conoscitivo che costituisce il vero margine di liberta' in cui si muove l'Anima-Psiche nel suo dialogo con le menti divine, l'astrologia rappresenta dunque uno strumento in grado di fornire grande luce, proprio perche' ipostatizza in un disegno significativo il potenziale insito nel nostro seme, fornendoci quegli "indizi" che ci riconducono a casa ogni volta che ci troviamo a smarrire la via. Un disegno che e' immagine viva e in movimento come l'Anima stessa ("primo mobile"), e che dunque richiede di essere indagato dinamicamente, a confronto con i transiti planetari, che in virtu' di una eguaglianza di essenza rispecchiano l'evoluzione del seme originario.

Dalla medesima teoria della somiglianza dell'anima con la propria dominante planetaria, Ficino deriva inoltre l'idea - anch'essa di grande modernita' - che non esistono pianeti e transiti in assoluto malefici o benefici. Cosi', nell'Oracolo del Re Alfonso al Re Ferdinando, puo' scrivere a proposito della "Natura di Saturno, e di Marte":
Chi sono quei pianeti che agli huomini principalmente pericoli apparecchiano? Marte e Saturno. Nondimeno ambedue, come la esperienza vi insegna, il piu' de le volte a li loro perdonano. Cioe' Saturno a li Saturnini, e Marte a li Martiali il piu' de le volte nuocer non sa. [21]

Saturniano d.o.c., Ficino, che nella corrispondenza privata a piu' riprese si lamenta con gli amici piu' intimi dell'umor nero cui il proprio pianeta-guida non di rado lo costringe, negli scritti filosofici e nelle discussioni accademiche elegge Saturno a significatore della predisposizioni per gli studi, della ispirazione letteraria, della contemplazione, della "divina" sapienza, rivelando il lato luce dell'energia simboleggiata dall'astro. [22] Come infatti il Sole e' nemico degli animali notturni, mentre e' amico di quelli diurni, cosi' Saturno e' avverso agli uomini che conducono apertamente una vita volgare o, pur evitando la consuetudine col volgo, continuano tuttavia ad avere sentimenti volgari. Saturno lascio' infatti a Giove una vita in societa', mentre rivendico' per se' una vita separata e divina. E' poi amico delle menti degli uomini che, per quanto e' loro possibile, sono gia' veramente separate, in quanto sono in un certo modo a lui congiunte. Infatti proprio Saturno (per parlare platonicamente) svolge le funzioni di Giove nei confronti degli spiriti che abitano le regioni piu' alte dell'aria, come Giove e' un padre premuroso per gli uomini che conducono la vita in societa'. [23]

Cio' che l'attuale astrologia psicologica assegna ai tre pianeti sovrapersonali - Urano, Plutone e Nettuno -, ovvero un'energia che travalica i confini della dimensione individuale per farsi portatrice di istanze collettive e riconnettere ad un piano universale e spirituale, e' identificato da Ficino in Saturno, all'epoca considerato il pianeta piu' esterno del sistema solare e dunque strettamente congiunto agli "spiriti che abitano le regioni piu' alte". Saturno sottrae i propri eletti alla rassicurante dimensione di una vita ordinaria e li eleva al di sopra del "volgo": posizione scomoda e dolorosa - direbbe Jung, come ogni processo di individuazione - in quanto ne segna la diversita' e la"separazione" dal mondo (lato ombra), eppure per altro verso privilegiata perche' lo apre alla conoscenza superiore (lato luce). Spetta dunque all'uomo che nasca sotto questa stella scegliere a quale versante dell'energia saturnina consacrare la propria vita, poiche' "Saturno non indica facilmente un tipo e un destino comuni del genere umano, ma annuncia piuttosto un uomo separato dagli altri, divino o bruto, beato od oppresso da una miseria estrema" [24]

Come afferma Cassirer: "Il saggio non puo' tentare di sottrarsi alla potenza della sua stella: a lui rimane solo una cosa, di cercare cioe' di volgere in bene quella forza, rinvigorendo in se' gli influssi benefici che ne emanano, e di deviare, quanto piu' possibile, i dannosi" [25]: parafrasando Jung, "fare volentieri cio' che si e' chiamati a fare". E certamente, gli esiti piu' soprendenti cui conduce questa visione ficiniana del rapporto fra Anima-Psiche e astri si sviluppa proprio nel tentativo di potenziare le forze benefiche e 'luminose' simboleggiate dai pianeti, per il tramite di quella magia naturale che occupa larga parte del De vita e che il filosofo deriva dallo studio dei testi ermetici.

Se e' infatti vero che l'anima umana e' il nodo di congiunzione fra le Idee divine inscritte nelle configurazioni e nei moti planetari e il mondo della manifestazione, l'uomo diviene necessario a Dio, e la sua qualita', oltreche' conoscitiva e volitiva, e' profondamente creativa. In questo senso, il suo rapporto con le stelle non puo' dirsi unicamente passivo-ricettivo, ma puo' spingersi nel senso di un influsso attivo verso le potenze da esse espresse.

Se l'immagine-simbolo e' il simulacro, il medium intelligibile fra Dio e uomo, allora l'azione consapevole di quest'ultimo sull'immagine puo' modificare, in senso positivo, l'azione dei cieli sul proprio destino: ciascuno poi abbia come regola personale di conoscere quale stella gli abbia promesso qualche bene nella genitura, di richiedere il favore di questa stella piuttosto che di un'altra, e di aspettare da ciascuna stella non un dono qualsiasi o quello che e' proprio di altre stelle, ma quello che le e' proprio, a meno che tu non tragga da un lato molti doni comuni dal Sole, che e' la comune guida degli esseri del cielo, e in modo simile da Giove, e dall'altro lato parimenti tu faccia derivare tutte le cose del mondo dall'anima e dallo spirito del mondo. E che questo mondo sia come un animale e animato in modo molto piu' intensamente lo provano non solo i ragionamenti platonici, ma anche le testimonianze degli astrologi arabi. E in queste pagine provano anche che in seguito a una certa applicazione del nostro spirito allo spirito del mondo, fatta per mezzo di un'arte che segue la natura e "per mezzo" dell'affetto, si trasferiscono alla nostra anima e al nostro corpo i beni celesti. [26]

Agendo sulle immagini di quelle Idee divine che gli astri e le configurazioni simboleggiano, ovvero imitando la somma armonia su cui si regge il gran miracolo del mondo, l'uomo attrae dunque a se' il favore "dei celesti" e "ne riceve doni piu' abbondanti "[27]. A partire da questo postulato, Ficino individua "i generi ordinati delle cose che dipendono dalle stelle" e suggerisce una sorta di profilassi o terapeutica psico-fisica che consente di compensare le energie costitutivamente carenti nel tema natale, trarre il massimo beneficio da particolari transiti, rafforzare la propria naturale indole spirituale.

Cosi', se si trattera' di potenziare gli influssi del Sole (astro che sintetizza "le proprieta' della specie umana")[28], sara' bene inserire nella propria vita la serie graduata di cose, che sono come di proprieta' di questa stella": prima di tutto sara' dunque efficace frequentare "uomini solari", ovvero"quelli che nascono quando il Leone e' ascendente e il Sole o e' nel segno del Leone o lo guarda, e cosi' pure quelli che nascono sotto l'Ariete"; avvicinare animali come il gallo, il falco, il corvo; circondarsi di piante come l'alloro, la palma, il loto; portare indosso minerali come l'oro e la "pietra elite che con i suoi raggi dorati imita il Sole"; ingerire un composto fatto di sostanze e alimenti solari (zafferano, cannella, miele, ecc.). E di questo composto devi cominciare a far uso sotto il dominio del medesimo astro, mentre che indossi abiti, guardi, ascolti, odori, immagini, pensi e desideri cose solari. Ugualmente cercherai di imitare anche nello stile di vita la dignita' e le qualita' del Sole. Ti muoverai fra uomini e piante di natura solare e toccherai frequentemente l'alloro. [29]

L'invito di Ficino e' dunque quello di "diventare" Sole, tramite un'imitazione delle virtu' essenziali dell'astro, che comprenda il corpo, i sensi, l'immaginazione e perfino il rispecchiamento - la proiezione - delle sembianze solari in un carattere leonino o arietino. Dunque un'azione magica, un opus alchemico, che trasforma la stessa natura del soggetto fino a modificarne il destino, tramite un rapporto attivo-creativo con il mondo delle immagini, che si spingera' fino alla pratica di fabbricazione di idoli corrispondenti ai pianeti e ai segni dello zodiaco. Tutto questo, beninteso, non per sfuggire al proprio demone natale e 'inventare' un nuovo disegno esistenziale, ma per rafforzare la parte luce dell'archetipo dominante, farla risplendere nel suo massimo fulgore, infine portare il proprio destino a pieno compimento.

Su come questa magia spirituale possa essere vista come antesignana dell'astrologia psicologica, ovvero di un'arte che e' interessata a riconoscere e favorire un rapporto creativo fra l'individuo e il proprio destino, gia' Liz Greene ha speso parole tanto efficaci, che converra', in conclusione, limitarsi a ricordarle: cio' che il sistema di magia di Ficino rappresenta da un punto di vista psicologico ci interessa moltissimo oggi: infatti, se consideriamo l'oroscopo come legge celeste scritta oppure, in altre parole, come destino dell'individuo, allora esistono differenti livelli su cui il destino puo' concretizzarsi.

Questi differenti livelli sono forse intimamente connessi con l'atteggiamento interiore dell'individuo e con il suo rapporto - o mancanza di rapporto - con il mondo delle immagini e dei simboli. In altre parole, il destino puo' essere uno schema psichico interiore tanto quanto un qualcosa di fisico. [...]

L'anima mundi di Ficino e' in stretto rapporto con quella che Jung chiama "la psiche oggettiva", l'indefinibile mondo-materia che si estende attraverso i confini tra psiche e corpo, tra spirito e sostanza, che appartiene all'uno e all'altra ed a nessuno dei due, e a cui noi possiamo accedere tramite le immagini dei nostri sogni e delle nostre fantasie. Lavorando su tali materiali in armonia con il proprio tema natale, sostiene Ficino, si costruisce il legame che lega (o si diviene partecipi di un legame che e' gia' esistente ma non percettibile) Dio e la propria creazione, il legame tra l'archetipo e l'istinto, tra la liberta' e il destino. [30]

 

- pubblicato sulla rivista Albatros n.1 dell'Ottobre 2007 edita da Eridiano School -

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De Sole
La traduzione in Italiano dell'opera di Marsilio Ficino scritta nel Gennaio del 1493 e stampata a Basilea nel 1561.
 
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Note e riferimenti bibliografici :


1 M. FICINO, Scritti sull'astrologia, a cura di Ornella Pompeo Faracovi, Milano, Rizzoli, 1999. Della stessa autrice, si veda anche l'ampio studio dedicato al Ficino nel volume: Scritto negli astri. L'astrologia nella cultura dell'Occidente, Venezia, Marsilio, 1996, pp. 199-218.

2 Ivi, p. 7.

3 Sulla concezione dell'astrologia di Marsilio Ficino si vedano almeno: E. GARIN, Lo zodiaco della vita, Bari, Laterza, 1976, pp. 63-91; C.V. KASKE, Ficino's Shifting Attitude Towards Astrology in the "De vita coelitus comparanda", the Letter to Poliziano, and the "Apologia" to the Cardinal, in Marsilio Ficino e il ritorno di Platone. Studi e documenti, a cura di G.C. Garfagnini, Firenze, Olschki, 1986, vol. II, pp. 371-381; D.P. WALKER, Ficino and Astrology, in Marsilio Ficino e il ritorno di Platone. Studi e documenti, a cura di G.C. Garfagnini, Firenze, Olschki, 1986, vol. II, pp. 341-349; P. ZAMBELLI, L'ambigua natura della magia, Milano, Il Saggiatore, 1991, pp. 251-327; C. VASOLI, Marsilio Ficino e l'astrologia, in L'astrologia e la sua influenza nella filosofia, nella letteratura e nell'arte dall'eta' classica al Rinascimento, Milano, Nuovi Orizzonti, 1992, pp. 159-186; O. POMPEO FARACOVI, Introduzione a M. Ficino, Scritti sull'astrologia, cit., pp. 5-42.

4 M. FICINO, De vita, a cura di A. Biondi e G. Pisani, Pordenone, 1989, III, xi, p. 269.

5 Ivi, III, xiv, p. 299.

6 P.O. KRISTELLER, Il pensiero filosofico di Marsilio Ficino, Firenze, Le Lettere, 1988, p. 102.

7 Ivi, p. 88.

8 M. FICINO, Scritti sull'astrologia, cit., Lettera a Lorenzo de' Medici, il giovane, p.230.

9 "Una melanconia che mi sembra impressa in me fin dalla nascita da Saturno, posto nel mio Ascendente piu' o meno alla meta' dell'Aquario, e che nell'Aquario stesso riceve Marte e la Luna in Capricorno, e forma un quadrato con Sole e Mercurio, che in Scorpione occupano la nona casa" (Ivi, Lettera a Giovanni Cavalcanti, p. 225). La "melanconia" e' l'umore cui i platonici e il neoplatonico Ficino riconducono l'attitudine alla meditazione, alla contemplazione, agli studi e alla filosofia. Si veda, al proposito, il volume di R. KLIBANSKY - E. PANOFSKY - F. SAXL, Saturno e la melanconia. Studi di storia della filosofia naturale, religione e arte, Torino Einaudi, 1965.

10 Ivi, Lettera a Filippo Valori, pp. 248-249.

11 Ivi, Lettera a Giovanni Pannonio, p. 236, corsivi nostri.

12M. FICINO, Scritti sull'astrologia, cit., pp. 49-50.

13 Si pensi all'immaginazione attiva junghiana e ai suoi successivi sviluppi. Piu' in particolare, sulla divinazione negativa come evento che il nostro inconscio registra e che puntualmente realizza, si sofferma in piu' di un volume Alejandro Jodorowsky, il quale, per 'guarire' il soggetto interessato dal condizionamento innescato dal vaticinio, prescrive un atto psico-magico che gli consenta di realizzare su un piano immaginale, dunque diverso dalla sua realta' di vita, l'evento pronosticato.

14 Le divine lettere del gran Marsilio Ficino. Tradotte in lingua toscana da Felice Figliucci senese, a cura di Sebastiano Gentile, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2001, vol. II, cc. 173a-b (anastatica dell'edizione originale del 1548).

15 Ivi, c. 75b.

16 Bellissima la rilettura, in questa luce, della figura di Cristo: "La dottrina che riguarda la posizione dell'anima nel mondo offre al Ficino anche l'occasione di dimostrare il dogma dell'incarnazione di Dio in un modo nuovo e singolare. Secondo la sua opinione Cristo non e' solo il mediatore fra Dio e gli uomini, ma anche fra il creatore e tutta la sua creazione; e per questa connessione universale il verbo divino ha dovuto scegliere come suo strumento appunto l'uomo, il centro universale di tutte le cose" (P. KRISTELLER, Il pensiero filosofico di Marsilio Ficino, cit., p. 118).

17 M. FICINO, De vita, a cura di Alessandra Tarabochia Canavero, Milano, Rusconi, 1995, III, 1, p. 190

18 Ivi, III, 23, p. 280.

19 L. GREENE, La relazione interpersonale, Roma, Ubaldini, 1989, pp. 26-29. Il concetto e' come noto ampiamente sviluppato dall'autrice nel volume Astrologia e destino.

20 "Sia come sia, considero cosa di immenso valore il tener presente, quando si opera da astrologi, quali leggi naturali sono rappresentate dall'oroscopo e in quale sfera sia stata messa in atto una 'trasgressione', consapevolmente o inconsapevolmente; e se, ed in qual modo, a tale trasgressione si possa rimediare, per paura che le Erinni perseguitino, dall'interno o dall'esterno, quell'individuo sotto forma di 'cattivo destino' " (L. GREENE, Astrologia e destino, Milano, Arnenia, 2004, p. 36).

21 Le divine lettere del gran Marsilio Ficino. cit, vol. II, c. 18b. Il concetto sara' nuovamente trattato nel De vita: "anche Saturno e Marte, che altrimenti dovremmo 'collocare' in basso, sono tuttavia da 'porre' in alto, se portano i presagi della nostra genitura" (FICINO, De vita, cit., III, 10, p. 217).

22 Eco della 'riabilitazione' ficiniana di quello che l'astrologia tradizionale considerava il principale dei "malefici", si legge in una lettera di Giovanni Cavalcanti al maestro: "Non e' egli vero, che Saturno ha voluto, che voi fusse ad ornare la nostra Citta' di Fiorenza mandato? La quale gia' per voi e' fiorentissima diventata, e v'ha con quel medesimo aspetto riguardato, col quale gia' ancora Platone rimiro' ad illustrare Athene mandato. Rispondetemi vi prego: onde avete quel maraviglioso ingegno acquistato, col quel che sia Saturno benissimo intendete, che egli in trenta anni il suo camino fornisca il conoscete, e quali effetti in questo luogo, o in quello posto produca, v'e' noto. Ditemi di gratia: onde havete havuto quel robusto e gagliardo corpo col quale per asprissimi boschi e per incognite vie tutta la Grecia havete cercata, e sin nel Egitto sete penetrato, solo per riportarci sopra le spalle vostre quei sapientissimi scrittori che qui sono stati? Opera certo degna e ardita. [...] Finalmente per voi questa nostra eta' ha veduti coloro, che non ha mai potuto per adietro vedere Italia. Tutte queste cose da una medesima stella vi sono state donate. Vorrei ancora che a questo mi rispondeste, onde e' venuta quella memoria di tante cose capacissima, che tanto e' tenace, che in ogni momento, tutte quelle cose ha presenti, che voi in qual si voglia tempo havete, o vedute, o udite [...]. Voi adunque Saturno accuserete, che tanto ha voluto che voi gli altri huomini superiate, quanto egli gl'altri pianeti avanza" (Le divine lettere etc., cit., cc. 201a-b).

23 M. FICINO, De vita, cit., libro III, 22, p. 276.

24 Ivi, libro III, 2, pp. 193-194, corsivi nostri.

25 E CASSIRER, Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, Firenze, 1967, p. 161.

26 M. FICINO, De vita, cit., libro III, 3, p. 196.

27 Ivi, libro III, 23, p. 279.

28 Ivi, libro III, 2, p. 193.

29 Ivi, libro III, 14, pp. 236-237.

30 L. GREENE, Astrologia e destino, cit., pp. 140-141.




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