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UN APPROCCIO JUNGHIANO ALLA CONSULTAZIONE ASTROLOGICA- si ringrazia Yggdrasill per la traduzione - |
Negli ultimi anni si e' verificato un certo numero di momenti critici in cui ho pensato seriamente di buttare i libri di astrologia fuori dalla finestra e non affrontare piu' l'argomento con nessuno. Non ero soddisfatto del lavoro che stavo facendo con i miei clienti, ed ero frustrato dalle aspettative che questi portavano con se' nel mio studio. Sono certo che tutto questo e' noto alla grande maggioranza di voi. Se il vostro lavoro e' legato all'astrologia, sembra come se ciascun cliente entri dalla porta con un enorme, invisibile compagno appollaiato sulla spalla. Non appena entrano, questa presenza riempie la stanza. Durante le consultazioni, mi ritrovavo ad impiegare la maggior parte delle mie energie a lottare con qualcuno che non riuscivo a vedere. Ecco alcuni frammenti del mio re-immaginare. Questa presenza, questa figura d'ombra, sembrava anzitutto scettica e dubbiosa. Immaginavo che avesse un grande desiderio di un maggior accesso all'anima, ma che si aspettasse di essere delusa. Questa figura d'ombra sembrava inoltre spaventata. Forse impaurita di cio' che sarebbe successo se si fosse aperta all'abisso dell'anima. Sicuramente si trattava di qualche tipo di angelo oscuro, e cio' poteva solo significare che avevo una coscienza molto esaltata ed inflazionata del mio lavoro. Fin qui nessuna sorpresa. La presenza oscura infine acquisto' forma e si sviluppo' in una specifica immagine. Rimasi sorpreso dall'immagine, che presi come un buon segno. L'immagine era quella di Penteo nascosto tra gli alberi. Vi ricordate di lui? E' il re di Tebe che rifiuto' di riconoscere la divinita' di Dioniso. Inizialmente, credetti che questa presenza rappresentasse la personificazione dei malintesi e pregiudizi collettivi sull'astrologia. Cio' mi sembro' ragionevole, ed anche abbastanza ovvio. Ma questo tipo di ragionamento mi indusse ad un atteggiamento mentale di tipo salvifico, col nobile obiettivo di rieducare i miei clienti e, naturalmente, il mondo. Coloro tra voi che si sono trovati sulla via di nobili tentativi per salvare il mondo, sanno che questi assorbono un enorme quantitativo di attenzione e di tempo. Questo e' il motivo dei miei pensieri ricorrenti di buttare via i libri e dedicarmi alla pesca. Alla fine mi resi conto che l'unico modo per uscire dal mito del guerriero salvatore era di entrarci dentro e che dovevo affrontare il drago nel campo di battaglia dell'immaginazione e non nel mondo.
Era inoltre facile vedere la figura di Penteo sulla spalla dei clienti, che li tratteneva dall'abbandonarsi al processo di esplorazione dell'anima. Pero', appena incominciai a vedere piu' chiaramente la faccia di questa figura d'ombra sull'albero, essa mi sembro' familiare. Era, ovviamente, la mia stessa faccia. Stava diventando gradualmente comprensibile. Cominciavo a capire che non avrei potuto avvertire la presenza del compagno invisibile, sulla spalla del cliente, che riempiva la stanza tutt'intorno, se la stanza non fosse gia' stata occupata dal mio stesso compagno invisibile. Forse la lotta che sento in atto e' quella tra i due che si disputano lo spazio sull'albero. Cercai di cominciare a fare attenzione all'andirivieni di Dioniso e Penteo nella mia attivita' professionale e nella mia vita. Feci attenzione a quei momenti in cui i clienti si aprivano all'immaginario, quando si aprivano al mondo interiore delle immagini, all'anima. L'ebbrezza e i tremori quando qualcosa colpisce dentro nel profondo. E prestavo attenzione a quei momenti in cui i miei clienti mostravano disagio, fiutavano il pericolo, cercavano di dare una pronta risposta per acchetare le rimbombanti profonde correnti dell'anima. Sull'albero in cerca di salvezza. Mentre giocavo con queste immagini, mi resi conto che mi ero erroneamente identificato con il dio. Stavo cercando di distruggere il Penteo che era sospeso nell'aria intorno a me. Che arroganza! Un falso Dioniso che vede Penteo dappertutto ma non in se stesso. Incominciai ad abbandonare il mio ruolo posticcio del redentore o del distruttore di Penteo e
rispettavo il suo ruolo eterno nella danza. A volte, la figura oscura nascosta nell'albero e' la via d'accesso all'Altro Regno. E talvolta sono i clienti che ci introducono li'. Ando' pressappoco cosi'...
Naturalmente adesso vi diro' che la carta del cielo al momento della nascita non e' altro che un riflesso dell'immagine originaria dell'anima. Considerate la carta del cielo come una fotografia della volta stellata scattata esattamente nel momento e nel luogo di nascita. Un'inquadratura del cielo, che ci mostra "cio' che sta per aria" nel momento in cui siete nati. Letteralmente "cio' che sta per aria" in termini di pianeti e loro rapporti geometrici, e' "cio' che e' nell'aria" dal punto di vista delle immagini e del linguaggio specifico degli dei e dee la' sopra, e delle rispettive interazioni. Come sopra, cosi' sotto. L'immagine primordiale dell'anima individuale e' un riflesso di un determinato momento nella storia dell'Anima del Mondo che la circonda. Alla stessa stregua di un seme caduto da un albero. La carta natale e' quindi una planimetria dell'immagine primordiale dell'anima, una mappa archetipica della psiche. Se consideriamo la carta una mappa dei modelli archetipici impressi nell'anima all'atto della nascita, allora otteniamo una sensazione del potenziale della carta quale strumento immaginativo, che ci consente l'accesso alle fondamenta della struttura psichica.
La comprensione di questi concetti mi sollevo' dal terribile peso del tentativo di realizzare la fantasia dell'astrologo onnisciente. In realta', non ero costretto ad essere esperto in tutti i particolari della vita del cliente. Non avrei comunque potuto. La comprensione di questa distinzione tra il guscio ed il nocciolo di un complesso - e le sue implicazioni per l'astrologia - fu per me il punto d'ingresso nell'astrologia terapeutica. Finalmente capii la possibilita' dell'uso della carta del cielo quale strumento simbolico, proprio come un sogno o un mandala. E' comunemente accettato che il miglior interprete di un sogno e' lo stesso sognatore. Interpretare un sogno per il consultante e' - dal punto di vista terapeutico - controproducente: indebolisce il cliente e mette il terapeuta nei panni dell'esperto, del guru. L'analista e il sognatore, collaborando insieme, cercano di trovare un significato nei simboli del sogno. L'analista e' l'esperto del linguaggio simbolico del sogno e ha la capacita' di inserire il significato simbolico di una immagine onirica nel contesto dell'esperienza di vita del sognatore. Tenendo bene in mente questo modello, ne dovrebbe conseguire che il cliente dell'astrologo e' l'esperto finale della propria immagine dell'anima, mentre l'astrologo e' semplicemente l'esperto del linguaggio simbolico dell'astrologia. L'astrologo, come l'analista, e' insieme scienziato ed artista. La scienza dell'astrologia e' la comprensione, da parte dell'astrologo, del complesso linguaggio simbolico e delle sue infinite possibilita' d'espressione nella vita umana. L'arte dell'astrologia e' l'abilita' dell'astrologo di collegare in modo significativo le quotidiane esperienze del cliente a questo linguaggio simbolico. L'astrologo, come l'analista, puo' agire in qualita' di levatrice della personalita' che si sta schiudendo. Prima della consultazione, sono solito spedire una lettera a ciascun cliente in cui spiego che la mia specializzazione si limita al linguaggio simbolico dell'astrologia. E ricordo che sono loro gli esperti nel campo della propria esperienza di vita. Nella lettera, descrivo inoltre il mio procedimento per esplorare insieme la carta del cielo. Gli dico che avanzero' una serie di suggerimenti sulle possibili manifestazioni di ciascun nucleo archetipico della loro carta poi che gli chiedero' di condividere con me le loro personali esperienze collegate a quel nucleo. Mentre fanno questo tipo di lavoro, rendono per me concreti e reali i simboli della carta che, diversamente, sarebbero rimasti impersonali. Essi stessi stanno spiegando a me la propria mappa piuttosto che il contrario. Nel corso di questo procedimento, io collego le loro esperienze di ogni giorno alla sfera simbolica, archetipica attraverso i simboli che si trovano nella carta. Ciascuno di noi contribuisce alla storia e, quando la nostra conversazione sara' finita, entrambi avremo avuto un'idea di come i simboli vivono e respirano nella vita del cliente. L'intrecciare la propria storia ed esperienze con la dimensione ultra-storica (archetipica) porta un po' piu' di profondita', un po' piu' di ricchezza, un po' piu' di significato e forse una nuova prospettiva nelle esperienze quotidiane. Di norma inizio una consultazione esplorando le immagini genitoriali presenti nella carta. Se questa riflette "cio' che e' nell'aria" nel momento in cui nascemmo, allora e' ragionevole considerarla un riflesso dell'atmosfera domestica di quel momento. Se conoscete il lavoro di Arnold Mindell, vi renderete conto del perche' io inizialmente consideri la carta come una rappresentazione dell'ossatura del rapporto genitoriale. La mappa ci mostra l'attitudine della madre e del padre, sia individualmente che collettivamente come coppia, all'atto della nascita del cliente. I pianeti maschili ci offrono alcune intuizioni relativamente all'esperienza del padre ed i pianeti femminili a quella della madre. Gli aspetti armonici ai pianeti maschili rappresentano quelle caratteristiche della personalita' paterna con le quali egli si sentiva a proprio agio, che erano bene integrate. Gli aspetti dinamici, quei settori della vita che si trovavano in conflitto, che non erano ben integrati. Lo stesso vale per i pianeti femminili e la madre (sono certo di non dire nulla di nuovo per la maggior parte di voi). Quando si esaminano cosi' molte carte, si comincia a vedere che esse rappresentano l'eredita' psicologica dei genitori. Qualsiasi cosa essi abbiano realizzato, sia individualmente che assieme, ci viene trasmesso come un dono, qualcosa che opera con facilita' a nostro favore. Cio' che essi non hanno realizzato, ci viene tramandato come compito della nostra esistenza. Mi piace cio' che Jung affermo' nella sua autobiografia in merito all'influsso genitoriale. "Ho la netta sensazione di essere sotto l'influenza di cose o problemi che furono lasciati incompiuti o senza risposta dai miei genitori, dai miei nonni, e anche dai miei piu' lontani antenati. Spesso sembra che vi sia in una famiglia un karma impersonale che passa dai genitori ai figli. Mi e' sempre sembrato di dover rispondere a problemi che il destino aveva posto ai miei antenati e che non avevano ancora avuto risposta; o di dovere portare a compimento, o anche soltanto continuare, cose che le eta' precedenti avevano lasciate incompiute." (Ricordi, sogni, riflessioni di C. G. Jung). Il fatto che i genitori ci creino, biologicamente e psicologicamente, e' vero e non vero allo stesso tempo. Ci sono diverse tradizioni esoteriche (Platone, etc.) che indicano che siamo noi stessi a scegliere il tempo, il luogo e le circostanze della nascita. Scegliamo i genitori per riflettere, per tradurre in atto, per imprimere su di noi le complessita' del destino individuale. Mi piace questa idea. Essa ci consente - sia che crediamo o meno alle vite passate come avvenimenti in senso letterale - di inserire quella che e' la nostra esperienza della famiglia d'origine nel regno degli archetipi, nella sfera del gioco divino. E' possibile immaginare i genitori come messaggeri che ci portano le caratteristiche ed il sapore degli dei nella forma di un complesso lavoro teatrale, rappresentato a nostro beneficio. Nella carta di C. G. Jung troviamo un quadrato tra Sole e Nettuno. Il Sole rappresenta il padre, il Vecchio Re nell'alchimia e Nettuno rappresenta l'oceanico, l'estatico, il regno di Dioniso, l'irrazionale, l'immaginifico. La quadratura tra questi pianeti fa pensare alla mancata integrazione, da parte del padre di Jung, della sfera nettuniana. Dalla lettura dell'autobiografia di Jung sappiamo che cio' e' vero riferito a suo padre. Dovrei a questo punto fermarmi a ricordare che il padre di Jung era un pastore protestante, un "povero curato di campagna" per dirla con le parole dello stesso Jung. Egli cosi' scrive: "Ero sicuro che qualcosa di specifico lo tormentasse, probabilmente in relazione con la fede: tante sue allusioni mi avevano convinto che fosse angosciato da dubbi religiosi. Questo poteva accadere soltanto, secondo me, se gli mancava la necessaria esperienza." (pag. 126). Ed ancora: "M' assali' una grande pieta' per mio padre. D' un tratto avevo capito la tragedia della sua professione e della sua vita" (pag. 85). "Ero deluso e perfino indignato e ancora una volta provai molta pieta' per mio padre che era caduto preda di questo feticcio". Tutto questo e' il linguaggio di Nettuno: pieta', tragedia, delusione, vittima...
Leggendo l'autobiografia si ha l'impressione che il padre fosse convinto che se avesse veramente avuto un buon rapporto con Dio, allora avrebbe dovuto godere di un meraviglioso e felice matrimonio. Il fatto che cosi' non fosse fu interpretato come un qualche fallimento religioso. Nella carta del cielo di Jung il Sole - che rappresenta il padre, il vecchio re - si trova nella VII^, la casa del matrimonio. Sicche' dalla carta natale si trae l'indicazione circa il proprio personale interesse alla sensazione di fallimento del padre. Nettuno quadra il Sole in casa VII^. Consentitemi di aggiungere un altro aspetto a questa nostra disamina. Non intendo qui fare un completo esame caratteriale di Jung, ma solo fare alcuni brevi esempi. Il femminile riveste un ruolo importante nel mito del Graal. Il Re Pescatore e' ferito alla coscia o talvolta addirittura castrato, il che suggerisce una sessualita' ferita od un rapporto ferito con il femminile, con la natura, con l'istintualita'. Nella mappa di Jung il Sole, che rappresenta il padre, e' in quadratura (in conflitto) con la Luna, che rappresenta la madre. Fra un momento ritornero' ancora ai genitori di Jung. Cio' che mi preme trasmettervi e' la sensazione del come Jung percepi' tutti gli elementi del mito del Graal che circolavano dentro casa. Egli si trovava dentro il mito, ed aveva una propria parte da recitare. La scena era gia' approntata quando nacque.
Sappiamo che in questi casi l'immagine del padre e' per propria natura nebulosa, difficile da afferrare, incisa nell'inconsistenza. A questo punto possiamo rimandarli al mito del Graal, dove Parsifal impiega la sua vita alla ricerca dell'illusorio castello in cui vive il Re del Graal. Possiamo inoltre accennare alla figura di Proteo o ad altre figure oceaniche rappresentate come mutevoli e cangianti, per dare al cliente la sensazione di questa sfuggevolezza. Possiamo inoltre avanzare l'ipotesi che il punto di partenza per capire il padre non si trovi nel tentativo di rendere concreta la sua immagine, ma che potrebbe essere piu' utile accettare e risiedere nell'immagine come ci viene trasmessa dalla psiche. Restare attaccati all'immagine, come disse Jung. Devono entrare nel regno di Nettuno per raggiungere il padre, devono entrare nel regno di Dioniso, l'irrazionale. Come e' noto, Jung ci riusci' bene. Consideriamo ora brevemente un altro aspetto presente nel tema di Jung. Egli aveva la Luna in aspetto a Plutone, Saturno ed Urano; e' una combinazione assai complessa. Ma non occorre neppure sapere in che segno o in che casa si trovino per avere qualche idea dell'immagine materna presente nella sua psiche. Plutone e' un vulcano che vomita materiale incandescente proveniente dal basso. Saturno e' un coperchio posto sul vulcano ed Urano e' l'imprevedibile interruttore che controlla il coperchio. Ovviamente queste sono immagini molto semplificate, ma in effetti non occorre conoscerne molto di piu' in astrologia per inquadrare un quesito sull'immagine della madre. Se Jung da giovane fosse venuto a consulto, probabilmente non si sarebbe sentito molto a suo agio nel parlare degli escrementi che galleggiano in superficie (un'immagine appropriata, dal momento che Plutone governa gli spurghi, le acque luride ecc.) allorche' la sua emotivita' (Luna) bloccata (Saturno) improvvisamente irrompeva (Urano) attraverso la diga. Mi viene in mente il sogno della massa di sterco che cade sulla chiesa e i suoi "cattivi" pensieri su Dio. Scrisse qualcosa su queste esperienze solo quando aveva 60 anni o giu' di li'. Ma che cosa sarebbe successo se, armati di qualche piccola conoscenza derivante dalla carta del cielo, gli aveste chiesto di sua madre? Se gli aveste chiesto se lei avesse qualche cosa di profondamente oscuro che di tanto in tanto irrompeva fuori, credo che avrebbe esattamente capito di che cosa stavate parlando. Se rammentate le precedenti citazioni riguardanti la madre, ne parlava come se avesse due personalita', "una innocua, umana, l'altra inquietante. Quest'ultima si manifestava solo di tanto in tanto, ma ogni volta inattesa, e tale da incutere timore." (pag. 77-78). Sicche' avrebbe certamente saputo in che cosa consisteva quel tipo di energia, l'aveva vista in faccia. Probabilmente e' piu' facile avvicinarsi agli aspetti della Luna con Plutone, Saturno ed Urano del tema di Jung passando attraverso l'immagine della madre piuttosto che partendo direttamente dalle sue quotidiane esperienze emotive. Cio' potrebbe condurci all'esame della personalita' numero uno e numero due cosi' come sentite da Jung. Aprire una consultazione esplorando l'immagine genitoriale e' utile per una serie di motivi. Ci da' un punto d'ingresso oggettivo - e pertanto piu' sicuro - nella storia del cliente. Questi vengono da me muniti di ogni sorta di interessanti aspettative: secondo loro, dovrei sapere tutto. Probabilmente gli so leggere il pensiero, forse qualcosa di terribile sta per accadere in futuro ed io glielo vado a dire. O peggio ancora, forse so gia' che qualcosa di tremendo gli sta per succedere ma io non intendo rivelarglielo. Credono di entrare, sedersi, incrociare le braccia ed essere stupefatti dalle rivelazioni che ho in serbo per loro ed invece la prima cosa che faccio e' di fare domande sui genitori. E mentre beviamo una tazza di te' parliamo lungamente dei genitori. In effetti posso - e spesso lo faccio - porre alcune di queste domande in modo rude, usando quelle stesse parole, dopo un'ora di consultazione e dopo aver prima esplorato le ferite del padre. Abbiamo portato la ferita nella stanza di consultazione e tutti e due sappiamo di che si tratta. Si', e' qualcosa che ben conosciamo, ed e' vero, e' anche dentro di me, so che cosa si prova. E' piu' facile vederla prima all'esterno, in qualche forma oggettiva. I genitori costituiscono un ponte tra il mondo oggettivo ed il mondo soggettivo. Sono qualcun altro ma sono anche il nostro sangue e la nostra carne. Dopo aver esplorato la ferita del padre e la natura di Nettuno come archetipo, siamo in possesso degli ingredienti per ricomporre il senso di inferiorita' del cliente nel quadro di un significativo contesto archetipico. Il padre ha trasmesso il buco aperto verso l'interno e verso il fondo che e' presente nella propria anima. Non e' un piacevole legato: in effetti e' per sua natura molto doloroso e disorientante. Questo senso di inferiorita', questo senso profondamente avvertito di non essere reale, di non avere un Se', di essere nel mondo ma non del mondo, e' collegato all'immagine interiore del padre che a sua volta e' collegata all'archetipo di Nettuno. Vedete come la rielaborazione puo' avvenire per conto suo? L'archetipo del Cristo crocefisso viene trasmesso tramite la ferita del padre, o del Re Pescatore. E' colpa del padre se abbiamo un piede nell'oceano; Dioniso e' vostro padre. Ci sono molti modi per avvicinarsi all'archetipo.
************************************************** Tratto dal sito http://www.archetypalastrology.com/
Bibliografia
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