ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLA PRATICA ASTROLOGICAdi Pippo Palazzolo |
La pratica dell'astrologia e' una delle attivita' piu' complesse e delicate che ci siano, per i tanti risvolti che presenta, dalle premesse teoriche alle tecniche, agli aspetti psicologici, umani ed etici. Sicuramente due ingredienti sono essenziali, per un'accettabile pratica dell'astrologia: sensibilita' ed esperienza. Non e' raro, infatti, constatare come la mancanza di una delle due componenti, pur in presenza di una ampia e puntuale preparazione teorica, si risolva in un rapporto di scarsa utilita' per il consultante.
Dal punto di vista oggettivo, le due discipline sono profondamente diverse. La psicologia, con le sue aree di incertezza ed ancora lontana da uno status di scientificita', possiede comunque un corpus dottrinario e metodologico consistente e, in parte, con rigore oggettivo, specie per alcune sue correnti; l'astrologia, dal suo canto, e' una disciplina che, prescindendo consapevolmente dalla "scientificita'" (tranne alcune correnti, come la cosmobiologia), si fonda su una visione del mondo che affonda le sue radici nell'ermetismo e nel pensiero mitico-magico, fatto di simboli, di sincronicita', di concezione non-lineare del tempo e di una visione della realta' come unita' a diversi livelli di densita'; di fatto, tutto cio' rende la pratica astrologica piu' vicina all'arte che alla scienza moderna. Passando al punto di vista soggettivo, notiamo come, in genere, l'astrologo abbia una preparazione che, per quanto ampia e approfondita, basata su esperienza e sensibilita', e' pur sempre personalissima e, nella maggior parte dei casi, non soggetta a valutazioni esterne (encomiabili sono, in proposito, gli sforzi che il CIDA sta attuando da anni in questa direzione). Tuttavia, anche se "certificato", l'astrologo dovra' comunque fare... l'astrologo, cioe' muoversi in quel complesso mondo fatto di simboli archetipici, fra i cui significati molteplici egli dovra' sentire quello giusto in una data circostanza, per una specifica persona. L'altro soggetto del consulto, il cliente, e' in genere diverso dal tipico cliente dello psicologo, a parte la considerazione ovvia che in entrambi i casi si tratta, per lo piu', di una relazione d'aiuto.
Fino a quando l'astrologo si prestera' a soddisfare queste richieste del consultante, estremamente riduttive, rispetto all'importanza che puo' avere un consulto astrologico, la pratica dell'astrologia ne risultera' svalutata. L'astrologo dovrebbe sempre avere ben presenti sia la peculiarita' della sua disciplina (che, pur con i suoi limiti, ha delle potenzialita' di trasformazione reale e profonda), sia lo scopo della sua professione, la sua "mission": calcolare correttamente gli elementi celesti del tema natale e offrire con sensibilita' e chiarezza il senso che lui vede in quella particolare esistenza, rapportandolo alla reale situazione vissuta dal consultante. Partendo da una buona analisi del tema natale, si potranno successivamente ipotizzare gli sviluppi, le possibili alternative che si presentano in certi momenti. I consulti potranno allora divenire un utile momento di confronto tra il consultante ed il suo mondo interiore, grazie alla mediazione interpretativa dell'astrologo, che in questo senso dovra' essere un maestro dell'arte di interpretare i segni celesti, lasciando che essi si esprimano senza forzature. Mi sembra importante che l'astrologo sia il piu' possibile in sintonia con il consultante, e che per entrambi il momento scelto sia favorevole: se necessario, meglio rifiutare o rinviare ad altri momenti piu' propizi quelle consultazioni che si presentano come problematiche. Non sembri eccessiva prudenza la pratica di stilare, prima dell'incontro, oltre al tema del cliente, anche la comparazione con il tema dell'astrologo e i transiti su entrambi i temi. altri articoli di Pippo Palazzolo su FISA
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