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il dio Marte

 

LA DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

(e la sua traduzione in Italiano)
- sottoscritta a Philadelphia il 4 VII 1776 alle ore 02.17 am -

 

la pergamena su cui venne stilata nel 1776 dai 33 padri fondatori la dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d'America e conservata presso il National Archives di Washington

 

Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessita' che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto ad un altro popolo ed assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata ed uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell'umanita' richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui e' costretto alla secessione. Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verita': che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Liberta', e la ricerca della Felicita'; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicita'. Certamente, prudenza vorra' che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l'esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d'un malgoverno finche' siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all'assolutismo, allora e' loro diritto, e' loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l'avvenire. Tale e' stata la paziente sopportazione delle Colonie e tale e' ora la necessita' che le costringe a mutare quello che e' stato finora il loro ordinamento di governo. Quella dell'attuale re di Gran Bretagna e' storia di ripetuti torti e usurpazioni, tutti diretti a fondare un'assoluta tirannia su questi Stati. Per dimostrarlo ecco i fatti che si sottopongono all'esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede. Egli ha rifiutato di approvare leggi sanissime e necessarie al pubblico bene. Ha proibito ai suoi governatori di approvare leggi di immediata e urgente importanza, se non a condizione di sospenderne l'esecuzione finche' non si ottenesse l'assentimento di lui, mentre egli trascurava del tutto di prenderle in considerazione. Ha rifiutato di approvare altre leggi per la sistemazione di vaste zone popolate, a meno che quei coloni rinunziassero al diritto di essere rappresentati nell'assemblea legislativa, diritto di inestimabile valore per essi e temibile solo da un tiranno. Ha convocato assemblee legislative in luoghi insoliti, incomodi e lontani dalla sede dei loro archivi, al solo scopo di indurre i coloni, affaticandoli, a consentire in provvedimenti da lui proposti. Ha ripetutamente disciolto assemblee legislative solo perche' si opponevano con maschia decisione alle sue usurpazioni dei diritti del popolo. Dopo lo scioglimento di quelle assemblee si e' opposto all'elezione di altre: ragion per cui il Potere legislativo, che non puo' essere soppresso, e' ritornato, per poter funzionare, al popolo nella sua collettivita', mentre lo Stato e' rimasto esposto a tutti i pericoli di invasioni dall'esterno, e di agitazioni all'interno. Ha tentato di impedire il popolamento di questi Stati, opponendosi a tal fine alle leggi di naturalizzazione di forestieri rifiutando di approvarne altre che incoraggiassero la immigrazione, e ostacolando le condizioni per nuovi acquisti di terre. Ha ostacolato l'amministrazione della giustizia rifiutando l'assentimento a leggi intese a rinsaldare il potere giudiziario. Ha reso i giudici dipendenti solo dal suo arbitrio per il conseguimento e la conservazione della carica, e per l'ammontare e il pagamento degli stipendi. Ha istituito una quantita' di uffici nuovi, e mandato qui sciami di impiegati per vessare il popolo e divorarne gli averi. Ha mantenuto tra noi, in tempo di pace, eserciti stanziali senza il consenso dell'autorita' legislativa. Ha cercato di rendere il potere militare indipendente dal potere civile, e a questo superiore. Si e' accordato con altri per assoggettarci a una giurisdizione aliena dalla nostra costituzione e non riconosciuta dalle nostre leggi, dando il suo assentimento alle loro pretese disposizioni legislative miranti a: acquartierare tra noi grandi corpi di truppe armate; proteggerle, con processi da burla, dalle pene in cui incorressero per assassinii commessi contro gli abitanti di questi Stati; interrompere il nostro commercio con tutte le parti del mondo; imporci tasse senza il nostro consenso; privarci in molti casi dei benefici del processo per mezzo di giuria; trasportarci oltremare per esser processati per pretesi crimini; abolire il libero ordinamento dileggi inglesi in una provincia attigua, istituendovi un governo arbitrario, ed estendendone i confini si da farne nello stesso tempo un esempio e un adatto strumento per introdurre in queste Colonie lo stesso governo assoluto; sopprimere le nostre carte statutarie, abolire le nostre validissime leggi, e mutare dalle fondamenta le forme dei nostri governi; sospendere i nostri corpi legislativi, e proclamarsi investito del potere di legiferare per noi in ogni e qualsiasi caso. Egli ha abdicato al suo governo qui, dichiarandoci privati della sua protezione e facendo guerra contro di noi. Egli ha predato sui nostri mari, ha devastato le nostre coste, ha incendiato le nostre citta', ha distrutto le vite del nostro popolo. Egli sta trasportando, in questo stesso momento, vasti eserciti di mercenari stranieri per completare l'opera di morte, di desolazione e di tirannia gia' iniziata con particolari casi di crudelta' e di perfidia che non trovano eguali nelle piu' barbare eta', e sono del tutto indegni del capo di una nazione civile. Egli ha costretto i nostri concittadini, fatti prigionieri in alto mare, a portare le armi contro il loro paese, a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi. Egli ha incitato i nostri alla rivolta civile, e ha tentato di istigare contro gli abitanti delle nostre zone di frontiera i crudeli selvaggi indiani la cui ben nota norma di guerra e' la distruzione indiscriminata di tutti gli avversari, di ogni eta', sesso e condizione. A piu' riprese, mentre durava questa apprensione, noi abbiamo chiesto, nei termini piu' umili, che fossero riparati i torti fattici; alle nostre ripetute petizioni non si e' mai data risposta, se non con rinnovate ingiustizie. Un principe, il cui carattere si distingue cosi' per tutte quelle azioni con cui si puo' definire un tiranno, non e' adatto a governare un popolo libero. Abbiamo ricordato ad essi le circostanze della nostra emigrazione e del nostro stanziamento in queste terre. Abbiamo fatto appello al loro innato senso di giustizia e alla loro magnanimita', e li abbiamo scongiurati per i legami dei nostri comuni parenti di sconfessare queste usurpazioni che inevitabilmente avrebbero interrotto i nostri legami e i nostri rapporti. Anch'essi sono stati sordi alla voce della giustizia, alla voce del sangue comune. Noi dobbiamo, percio', rassegnarci alla necessita' che denuncia la nostra separazione, e dobbiamo considerarli, come consideriamo gli altri uomini, nemici in guerra, amici in pace. E d'altra parte non abbiamo mancato di riguardo ai nostri fratelli britannici. Di tanto in tanto li abbiamo avvisati dei tentativi fatti dal loro parlamento di estendere su di noi una illegale giurisdizione.

la votazione e firma della dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d'America in un dipinto ad olio di Robert Edge Pine

Noi pertanto, rappresentanti degli Stati Uniti d'America, riuniti in Congresso generale, appellandoci al Supremo Giudice dell'Universo per la rettitudine delle nostre intenzioni, nel nome e per l'autorita' del buon popolo di queste Colonie, solennemente rendiamo di pubblica ragione e dichiariamo:

che queste Colonie Unite sono, e per diritto devono essere, Stati liberi e indipendenti;

che esse sono sciolte da ogni sudditanza alla Corona britannica, e che ogni legame politico tra esse e lo Stato di Gran Bretagna e', e deve essere, del tutto sciolto; e che, come Stati liberi e indipendenti, essi hanno pieno potere di far guerra, concludere pace, contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare.

E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegnamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.

John Hancock

e gli altri firmatari la dichiarazione :

 

Provincia del New Hampshire:
Provincia della Massachusetts Bay:
Colonia di Rhode Island e delle Piantagioni di Providence:
Colonia del Connecticut:
Provincia di New York:
Provincia del New Jersey:
Provincia di Pennsylvania:
Colonia del Delaware:
Provincia del Maryland:
Colonia della Virginia:
Provincia della Carolina del Nord:
Provincia della Carolina del Sud:
Provincia della Georgia:

 

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